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31 Agosto 2021

Vanity Fair | Smace, quando lo smartworking diventa un benefit aziendale.

La start up «Smace» rivede il concetto di smart working.

Smartworking sì, smartworking no? Adesso si fa un gran parlare del rientro in ufficio: c’è chi è disperato e chi lo aspetta come il ritorno alla terra promessa.

Ma dopo tutto questo tempo, anche lo smart working ha preso altre forme. Le persone sono state capaci di riorganizzarsi, di sfruttare al meglio l’occasione. Come si dice: di necessità virtù. E così, anziché stare in pigiama e pantofole a lavorare dal divano di casa, in molti hanno scelto di trovare location più allettanti. Per esempio, spostandosi al mare o in montagna.

E sull’onda di questa nuova esperienza (diventata per alcuni quasi una necessità) è nata Smace (acronimo di smart work in a smart place). Una start up fondata da cinque giovanissimi  (Andrea Droghetti, Marta Romero, Max Bratti, Filippo Agosti e Matteo Trimurti), con l’idea di riequilibrare il rapporto vita-lavoro. «Tanto più», spiegano loro, «che ormai è scientificamente provato come la qualità del lavoro cambi sensibilmente in funzione della location nella quale ci si trova».

Smace ha l’obiettivo di proporre alle aziende pacchetti da destinare ai propri dipendenti, affinché questi ultimi possano lavorare a distanza in una struttura convenzionata e più vi si soggiorna, meno si paga. Per ora le location sono tra la Toscana, l’Umbria, la Lombardia e l’Emilia Romagna e rispondono tutte a una serie di requisiti minimi. In particolare, camera con postazione di lavoro, wi-fi, fotocopiatrice e stampante a disposizione, meeting room e possibilità di un break-lunch veloce.

L’intenzione sarebbe che, anche qualora si prevedesse il riavvio degli uffici al 100%, le aziende potessero comunque prendere in considerazione anche periodi di workation (work + vacation) durante tutto l’anno. Per spiegare, non sarebbe una vacanza intesa come interruzione e pausa dall’attività lavorativa, ma comunque lavoro, semplicemente fatto in un’altra località. L’azienda interessata al workation per i suoi collaboratori potrebbe così facilmente acquistare dei coupon, lasciando al dipendente la libertà di prenotare il soggiorno nel luogo e nel periodo da lui preferito. Una seconda opzione già attiva è inoltre quella di inserire le proposte di Smace fra i crediti welfare annuali.

Così davvero lo smartworking diventa smart, da non confondere più con l’homeworking.

Articolo di Vanity Fair. Link all’articolo


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