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Mese: Febbraio 2021

Corriere Innovazione | In Smart Working nella natura.

In smart working nella natura

Smace è una startup nata proprio durante la pandemia che consente agli smart worker di scegliere location immerse nella natura per lavorare da remoto. Smace, nome che sta per “Smart work in a smart place”, consente di valutare le opzioni disponibili e scegliere la struttura preferita all’interno di un portfolio di proposte tra Toscana, Lombardia, Umbria, Marche ed Emilia Romagna. Tutte le strutture devono essere facilmente raggiungibili e vicine a punti d’interesse, posizionate in un ambiente rilassante e dotate di servizi quali connessione Internet veloce, sale meeting, postazioni di lavoro adeguate e possibilità di usufruire di pranzo/cena e di fare sport. A questi si possono aggiungere servizi offerti gestiti dalla struttura e legati al territorio oppure erogati o attinenti i temi della formazione e del team building. Il concetto di Smace è: più resti, meno paghi. Il servizio è venduto alle aziende come benefit per il lavoratore.

Articolo di Corriere Innovazione. Link all’articolo.

Sole 24 Ore | Smace, la startup del workation che trasforma il lavoro…

“SMACE, la startup del workation che trasforma il lavoro da remoto in un benefit aziendale”

Le destinazioni disponibili per i dipendenti sono distribuite fra Toscana, Marche, Umbria, Emilia-Romagna e Lombardia e sono acquistabili dall’azienda con coupon a prezzo variabile. Più si soggiorna meno di paga.

Lavorare con vista sulle colline, magari all’aria aperta o in giardino, in una baita di montagna o a due passi da una spiaggia. Molti hanno sperimentato tale privilegio a partire dalla scorsa primavera, alla riapertura dopo il primo lockdown. La possibilità di svolgere la propria professione al computer e al telefono, in un luogo remoto e lontano dall’ufficio, ha contagiato successivamente molti più adepti. Il fenomeno “workation” (dai termini “work”, lavoro, e “vacation”, vacanza) lo abbiamo scoperto con la pandemia. E oggi, è diventato per molti il modello a cui guardare per trovare l’equilibrio ideale fra impegni lavorativi e vita privata, in una situazione di perdurante emergenza. E non è quindi un caso che siano nate diverse iniziative con il fine di aiutare aziende e lavoratori ad organizzare soggiorni per fare vero smart working durante tutto l’anno nelle più belle località italiane.

Benessere psico-fisico degli ospiti e riduzione 
della stagionalità turistica

Smace, nome che sta per “Smart work in a smart place”, è una startup nata nell’estate del 2020 a Ferrar. L’obiettivo è quello di offrire un servizio di workation per i lavoratori dipendenti (singolarmente, con la propria famiglia o con un gruppo di colleghi) presso luoghi di interesse immersi nella natura. Specialmente nei periodi meno frequentati dal turismo tradizionale. La piattaforma ha appena avviato la fase Beta e ambisce, come dicono i suoi giovani fondatori, Andrea Droghetti e Marta Romero, a divenire un punto di riferimento (a livello italiano e non solo) per questa tipologia di soggiorni. Puntando in modo deciso su tre componenti: il benessere psico-fisico delle persone, la maggiore produttività delle aziende e la loro capacità di attrarre talenti, la riduzione della stagionalità a cui sono soggette molte delle strutture ricettive nazionali.

I requisiti necessari per entrare nel marketplace

Come funziona il servizio? Si entra sulla piattaforma, si valutano le opzioni disponibili e si sceglie la struttura preferita all’interno di un portfolio di proposte selezionate e verificate dal team di Smace. I requisiti richiesti alle strutture per entrare nella rete sono molto stringenti. Per esempio, prevedono il fatto di essere facilmente raggiungibili e vicine a punti d’interesse, posizionate in un ambiente rilassante e dotate di servizi quali connessione Internet veloce, sale meeting, postazioni di lavoro adeguate e possibilità di usufruire di pranzo/cena e di fare sport. A questi si aggiungono altri servizi offerti gestiti dalla struttura e legati al territorio oppure erogati da Smace o da altri provider e attinenti i temi della formazione e del team building.

Più si soggiorna e meno si paga

La parola d’ordine, come conferma Droghetti, è in assoluto la flessibilità. La durata minima del soggiorno è fissata infatti in una sola notte ma più è lungo il soggiorno e più il prezzo si riduce proporzionalmente. Si va dai 50 ai 250 euro a notte per un costo medio di circa 100 euro. L’azienda interessata al workation per i suoi collaboratori può facilmente acquistare dei coupon a prezzo variabile e decidere in quale misura contribuire alle spese di soggiorno, lasciando al dipendente la libertà di prenotare il soggiorno nella location e nel periodo da lui preferito. Una seconda opzione già attiva è inoltre quella di inserire le proposte di Smace fra i crediti welfare annuali di ogni dipendente.

Una cinquantina di strutture in rete entro fine 2021

Al momento le strutture già “affiliate” sono meno di una decina. L’obiettivo entro fine anno è quello di arrivare a quota 50 e di aver ospitato un migliaio di utenti di 20 diverse aziende (che sono il cliente diretto della startup). Le destinazioni disponibili sono distribuite fra Toscana, Marche, Umbria, Emilia-Romagna e Lombardia ma il piano di espansione dei prossimi mesi guarda a tutto il territorio italiano e, dal 2022, anche ad altri Paesi europei.

La sostenibilità del modello di business

Per Smace, assicurano ancora i fondatori, il tema ambientale è centrale rispetto alla “missione” di garantire benefici concreti agli ospiti delle strutture partner e alle aziende clienti. Il tutto, rispetto a un modello di sviluppo che vuole essere sostenibile grazie alle commissioni richieste alle strutture ricettive (una fee del 10% sul prezzo base di pernottamento e colazione) e ai piccoli ricarichi sui costi applicati alle aziende per la vendita di servizi accessori ai soggiorni. Non mancano infine, a corredo dell’esperienza offerta ai clienti, una serie di accordi che Smace prevede di avviare con enti territoriali ed associazioni di categoria. Per ora sono in essere colloqui informali con la Regione Emilia-Romagna ma siamo solo all’inizio di un progetto il cui fine è quello di modellare il “workation” in una forma di “slow tourism” che sappia stimolare la clientela business a viaggiare nei periodi meno impattati dai canonici flussi vacanzieri.

Articolo del Sole 24 Ore. Link all’articolo